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INCONTRI DELLA RASSEGNA DI COMMEDIA DELL'ARTE 2015

RASSEGNA DI COMMEDIA DELL’ARTE – VIII EDIZIONE – 
OTTOBRE 2015

INCONTRI NEL FOYER DEL TEATRO SOCIALE


Martedì 06 ottobre 2015, ore 17.30
Foyer del Teatro Sociale
Uomini di paglia, arlecchini, pagliacci - Conferenza
con Claudio Bernardi, docente di Drammaturgia presso Università Cattolica del Sacro Cuore; Presidente CUT “La Stanza

La celebre lirica di Thomas Stearns Eliot The Hollow Men (Gli uomini vuoti, 1925), che inizia con “Siamo gli uomini vuoti, siamo gli uomini impagliati”, è introdotta da due epigrafi. La prima, ‘Un penny per il vecchio Guy’, fa riferimento al fantoccio di paglia bruciato in Inghilterra ogni 5 novembre, anniversario della morte di Guy Fawkes, organizzatore del complotto delle polveri contro Giacomo I d’Inghilterra (1605). La seconda, ‘Mistah Kurtz... he dead’, proferita da un servitore nero in Cuore di tenebra di Joseph Conrad, enfatizza una connessione tra un rituale selvaggio e gli uomini vuoti, gli uomini di paglia. La storia di Kurtz, ripresa nel film di Coppola Apocalypse Now, è stata analizzata come studio dei rituali primitivi di successione, iniziazione e fertilità (sulla linea dei saggi antropologici di James Frazer). Kurtz viene iniziato nella tribù diventando il loro “rain and fine weather maker”, il simbolo della discesa nelle tenebre. Il nesso tra Cuore di Tenebra e gli “uomini vuoti” consiste nel tema della degradazione umana causata dal rigetto del bene o, per i nostri tempi, dall’indifferenza... Forse anche noi siamo allora uomini di paglia. E, forse, a portarci nel nostro cuore di tenebra dell’indifferenza per sperare in una primavera servono ancora gli arlecchini e i pagliacci, le maschere del carnevale...


Lunedì 12 ottobre 2015, ore 17.45
Foyer del Teatro Sociale
Individuare l’assenza. Letture da Eliot - Conferenza-spettacolo
con Guido Milanese, docente di Cultura Classica ed Europea presso la Facoltà di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
Interventi del soprano Virginia Magatelli e del compositore Luca Tessadrelli

A cinquant’anni dalla morte di Eliot, la sua voce parla a noi, dall’ormai lontano Novecento, con una capacità di interrogarci che non è evaporata nel tempo. L’assenza è al centro della visione del mondo di Eliot, sia nella sua fase «decostruzionista» sia in quella «costruzionista », e questa non è una gran novità - tra gli anni ‘30 e il dopoguerra il tema è inevitabile. Ma l’assenza non è né un generico disagio né un nullismo senza ritorno: l’assenza è il luogo della domanda, che évoca, indica, e infine individua. Dalla Waste Land, dove l’assenza è nelle cose (l’«unreal city»), nelle persone, nel destino evocato, all’Assassinio nella Cattedrale, dove assenza e presenza costituiscono l’ossatura del dramma, ai Quattro Quartetti, assenza, individuazione dell’assenza, e individuazione dell’assente, guideranno la meditazione di Eliot. La forza della provocazione intellettuale e spirituale di Eliot è oggi, allontanatasi nel tempo, forse ancora più capace di interpellarci di quanto non lo fosse mezzo secolo fa.


Martedì 27 ottobre 2015, ore 17.45
Foyer del Teatro Sociale
Smascherare Argo (ovvero Atene). Per una lettura politica dell’Oreste di Euripide.
Conferenza-spettacolo
con Maria Pia Pattoni, docente di Letteratura Greca e Storia del Teatro Greco e Latino presso l’’Università Cattolica del Sacro Cuore e gli Attori del CUT “La Stanza” diretti da Maria Candida Toaldo.

Nell’Oreste, andato in scena nel 408 a.C., alla fine della luminosa parabola di Atene, Euripide ha inteso rappresentare, sotto il filtro della vicenda mitica ambientata ad Argo, i difetti e le storture della ormai malata e degenerata democrazia ateniese del suo tempo, travolta dai cattivi demagoghi e ormai prossima alla sconfitta definitiva nella guerra del Peloponneso. Indimenticabile la carrellata di personaggi che intervengono nell’assemblea cittadina che deve giudicare Oreste: dal tipico opportunista, sempre pronto ad adulare il più forte e attentissimo a non esprimere posizioni compromettenti in un senso o nell’altro, all’aristocratico che si appella al rispetto delle leggi avite, all’uomo “dalla bocca senza porta”, forte della sua arroganza, “che confida solo nel tumulto e nel suo rozzo e sfrenato parlare”, all’onesto cittadinolavoratore, che preferisce frequentare il meno possibile l’assemblea, ma non manca all’occorrenza di far sentire la propria voce.