Martedì 5 Novembre 2013, ore
21.00
Sala Polifunzionale -
Università Cattolica del Sacro Cuore - sede di Brescia
Rassegna di Commedia
dell’Arte – VI edizione
(S)mascheramento dell’io
dal volto alla maschera.
Mephysto
di István Szabó
proiezione cinematografica
Introduce Lucia Mor, Docente
di Letteratura tedesca all’Università Cattolica del Sacro Cuore
Germania,
Anni ’30. Hendrick Höfgen è un attore di grande talento che lavora in un teatro
di Amburgo, ma sogna di farsi conoscere in tutta la nazione. Dopo aver sposato
Barbara Bruckner, una ragazza di elevata posizione sociale, Höfgen si
trasferisce a Berlino, riscuotendo un enorme successo grazie al ruolo di
Mefistofele nel “Faust” di Goethe e diventando in breve tempo uno degli artisti
di punta del regime nazista.
Presentato al Festival di Cannes del 1981, “Mephisto” è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo pubblicato nel 1936 da Klaus Mann (figlio del celebre scrittore Thomas Mann) ed ispirato alla reale vicenda di suo cognato, l’attore Gustaf Gründgens, noto per aver sfruttato la propria adesione al nazismo a fini professionali. Diretto dall’apprezzato regista magiaro István Szabó (“Bizalom”), che ne ha anche firmato la sceneggiatura insieme a Péter Dobai, e con il magistrale apporto della fotografia dai toni cupi di Lajos Koltai, “Mephisto” ha ottenuto un grande successo in tutto il mondo ed ha ricevuto moltissimi riconoscimenti, incluso il premio Oscar come miglior film straniero (la prima ed unica vittoria per una produzione ungherese). La pellicola, inoltre, ha contribuito all’affermazione del popolare attore austriaco Klaus Maria Brandauer, che negli anni seguenti sarà il protagonista di altri due acclamati film di Szabó, “Il colonnello Redl” (1985) e “La notte dei maghi” (1988).
Ambientato
in Germania negli anni dell’ascesa al potere di Hitler e del
nazionalsocialismo, “Mephisto” mette in scena la parabola del protagonista
Hendrick Höfgen (Brandauer), un ambizioso e dotato attore che, pur di fare
carriera nel teatro di regime, si scopre disposto a rinnegare le sue idee di
sinistra e a scendere a compromessi con la propria coscienza. La storia
raccontata nel film di Szabó diventa così un’agghiacciante metafora
dell’ambiguo rapporto fra arte e potere, narrata con uno stile lucido ma capace
al tempo stesso di rappresentare con vivida energia i demoni che si agitano
nell’animo del personaggio. E non a caso Höfgen, approdato a Berlino in cerca
di fortuna, otterrà finalmente la sua tanto agognata consacrazione proprio
grazie al ruolo di Mefistofele nel “Faust” di Goethe, che gli varrà
l’ammirazione incondizionata del pubblico tedesco e la stima degli alti
esponenti del nazismo. Höfgen, che ogni sera sul palcoscenico indossa la
maschera bianca e spettrale di Mephisto, per ironia della sorte si trova ad
incarnare invece la parte di Faust, che vende l’anima al diavolo in cambio del
suo trionfo di artista.
Pur
attenendosi fedelmente alla fonte letteraria, Szabó attenua i toni satirici e
grotteschi del bellissimo romanzo di Mann, per accentuare invece l’aspetto più
drammatico nel percorso umano di Höfgen / Gründgens. Il film è arricchito anche
da un’interessante galleria di personaggi secondari, come la moglie di Höfgen,
Barbara Bruckner (Krystyna Janda), la fascinosa attrice Nicoletta von Niebuhr
(Ildikó Bánsági), la sua focosa amante nera Juliette Martens (Karin Boyd) ed il
generale Tábornagy (Rolf Hoppe), un pezzo grosso del regime nel quale è
possibile intravedere la figura di Göering; ma a brillare più di tutti è
l’istrionico Klaus Maria Brandauer, vero e proprio animale da palcoscenico, che
si immerge con vibrante forza espressiva nella parte dell’attore destinato a
vestire i panni del demonio. Impressionante la sequenza conclusiva, con Höfgen
che corre in una vasta arena deserta inseguito dalle luci accecanti dei riflettori,
consapevole ormai delle tenebre senza fine in cui si è sprofondato.
http://filmedvd.dvd.it/drammatico/mephisto/
Istvan Szabo
Regista
cinematografico ungherese, nato a Budapest il 18 febbraio 1938. Tra gli autori
più conosciuti e premiati del suo Paese, rappresentante del nuovo cinema che si
poneva in linea di continuità con le nouvelles vagues europee degli anni
Sessanta, ha realizzato opere animate da un vivo interesse per le vicende
storiche dell'Ungheria, analizzate con grande acutezza e sensibilità narrativa.
Tra i numerosi riconoscimenti ottenuti, oltre all'Oscar come miglior film
straniero assegnato nel 1982
a Mephisto
(1981), ha vinto nel 1967 il Gran premio al Festival di Mosca con Apa (1966; Il padre) e ha ricevuto per
due volte l'Orso d'argento al Festival di Berlino, con Bizalom (1979, Fiducia) e con Édes
Emma, drága Böbe (1992; Dolce Emma, cara Böbe). Terminati gli studi
liceali, nel 1956 Szabo si iscrisse alla Scuola superiore di teatro e cinema di
Budapest, dove seguì i corsi di Félix Máriássy. Nell'ambito di quelle lezioni
ebbe modo di vedere i film del Neorealismo e della nascente Nouvelle vague,
opere che sarebbero sempre rimaste per il regista importanti punti di
riferimento: a questo nuovo tipo di concezione cinematografica si richiamava
già il cortometraggio da lui presentato come saggio di diploma, Koncert (1961, Concerto), che ottenne
grandi consensi. Nello stesso anno, con alcuni suoi compagni di corso (tra cui
i registi Pál Gábor e Ferenc Kósa e il direttore della fotografia Sándor Sára),
rifondò lo studio Béla Balázs (nato come club di cinefili tre anni prima), che
divenne un vero e proprio laboratorio sperimentale, frequentato da
intellettuali come G. Lukács, e che permise ai giovani registi ungheresi di
elaborare, collettivamente e in piena libertà, una propria nuova
cinematografia. Dopo aver realizzato alcuni cortometraggi all'interno dello
studio e aver lavorato come assistente alla regia, nel 1964 Szabo diresse il
suo primo lungometraggio, Álmodozások
kora (L'età dei sogni), film dai contenuti autobiografici, esplicitamente
ispirato all'opera di François Truffaut, che descrive le esperienze, gli stati
d'animo e gli interrogativi di un gruppo di giovani. Nel successivo Apa, definito dallo stesso Szabo
'l'autobiografia di una generazione', si narra la storia di un ragazzo che,
ossessionato dalla figura del padre morto, lo idealizza creando una personale
mitologia; il film, che nel personaggio del padre adombra il mito di Stalin, si
confronta coraggiosamente con il recente passato ungherese. Gli avvenimenti
politici del 1956 sono il punto focale di Szerelmesfilm
(1970, Film d'amore), che racconta le vicissitudini di due giovani innamorati,
cresciuti insieme e costretti poi a separarsi. In quest'opera Szabo mostra il
dramma e la frattura vissuti dal suo Paese dopo la rivoluzione, così come in Apa aveva messo in scena gli anni
dolorosi del secondo dopoguerra. Le speranze, i dolori e le memorie degli
inquilini di un caseggiato di Budapest in procinto di essere demolito sono al
centro di Tűzoltó Utca 25 (1973; Via
dei pompieri 25), riuscito e ben strutturato ritratto collettivo che testimonia
la capacità narrativa del regista. Ancora Budapest è lo sfondo dei due film
successivi, Budapesti mesék (1976, I
racconti di Budapest) e Bizalom, storia di un uomo e una donna che durante la
guerra partecipano alla resistenza contro il nazismo, narrata da Szabo con
sicurezza e senza enfasi. Il riconoscimento a livello internazionale è stato
poi confermato dal successo di Mephisto,
tratto dall'omonimo romanzo di K. Mann che si ispira alle vicende vissute da
Gustav Gründgens nel periodo del Terzo Reich. Il film, che si avvale
dell'intensa interpretazione di Klaus Maria Brandauer, è una lucida riflessione
sui rapporti tra gli artisti e il potere politico. Ancora Brandauer è stato il
protagonista di Redl ezredes, noto
anche come Oberst Redl (1985; Il
colonnello Redl), incentrato sulla figura ambigua di un ufficiale asburgico
che, divenuto una spia per opportunismo, si suicida poco prima dell'attentato
di Sarajevo; vicino per contenuti e stile al precedente e come quello
sceneggiato dallo stesso Szabo e da Péter Dobai, ha ottenuto il Premio speciale
della giuria al Festival di Cannes. La vicenda di Hanussen (1988; La notte dei maghi) - quella di un soldato
austriaco (ancora Brandauer) che, scopertosi veggente, viene prima usato e poi
eliminato dal regime nazista - conclude questa sorta di trilogia sulla
solitudine, il potere e l'ineluttabilità della Storia. Nel 1990 Szabo ha
realizzato, in Inghilterra, Meeting Venus
(La tentazione di Venere), commedia poco convincente, con un cast
internazionale, ambientata nel mondo dell'opera, tornando poi in Ungheria per
dirigere Édes Emma, drága Böbe,
disincantata analisi della situazione ungherese dopo la caduta del Muro di
Berlino condotta mostrando le difficoltà di due insegnanti di russo che vivono
nella Budapest post-comunista. Nel 1999 ha diretto Sunshine, saga in parte autobiografica che segue le vicende di una
famiglia ebrea ungherese lungo diverse generazioni, mentre con Taking sides, noto anche come Der Fall Furtwängler (2001; A torto o a
ragione) è tornato ai temi di Mephisto,
analizzando il ruolo dell'artista nei regimi totalitari. Attraverso la
struttura da film inchiesta e l'utilizzo di materiali di repertorio, viene
narrata l'indagine compiuta nell'immediato dopoguerra da un ufficiale
statunitense (Harvey Keitel) sul famoso direttore d'orchestra Wilhelm
Furtwängler (Stellan Skarsgård), accusato di adesione al nazionalsocialismo e
successivamente prosciolto dalle accuse.
http://www.treccani.it/enciclopedia/istvan-szabo_%28Enciclopedia-del-Cinema%29/
INGRESSO LIBERO E GRATUITO